Vivente Pasca di Natali in carrera a Calangianus (Sassari)
Partecipano al presepio tutte le categorie sociali e le classi d'età. Fondamentale la trasmissione intergenerazionale di competenze tra bambini e anziani, in special modo per quanto riguarda i mestieri tradizionali, gli antichi modi di vita, la cucina e, in genarle, l'identità cittadina. Con il progredire del tempo e il riproporsi dell’evento, la partecipazione della comunità è notevolmente aumentata, tanto che anche la Sacra Famiglia viene impersonata da più coppie, per permettere a più bambini della comunità di rivestire il ruolo di Gesù Bambino.
Tipologia di presepe
Tipologia: Vivente
Dimensioni: Monumentale
Materiali: Rappresentazione di attività tipiche del territorio (lavorazione del legno, del sughero, dei metalli, del granito
Ambientazione: Fine Ottocento
Anno di costruzione: 2010
Visibilità: Regionale
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Data apertura
24 Dicembre 2024 -
Data chiusura
6 Gennaio 2025
Il presepe - Pasca di Natali in carrera a Calangianus (Sassari)
La manifestazione “Pasca di Natali in carrera” (lett. “Natale in strada”), si basa sull’allestimento e la rappresentazione di un presepio vivente nel centro storico del Comune di Calangianus. Ideatrice e promotrice dell’iniziativa è ’Associazione Culturale e Turistica “CONTIAMOci” che, con il supporto dell’l’Amministrazione Comunale e degli Assessorati alla Cultura e alle Politiche giovanili, allestisce una via dei presepi con figuranti che ripropongono, in varie postazioni appositamente allestite, lavori quotidiani e mestieri tradizionali. L’iniziativa ha luogo nel quartiere di “Lu Bastioni”, nel complesso dell’Ex Convento Settecentesco dei frati Cappuccini” e presso alcune dimore dell’isolato, messe a disposizione dai proprietari. Vengono solitamente organizzati giochi per bambini nelle strade e si procede all’apertura delle cantine e delle vecchie case, allestite con gli arredi e i corredi d’epoca, e delle botteghe di vari mestieri artigiani, che utilizzano arnesi da lavoro e tecniche tradizionali. Cori, gruppi folk, suonatori e cantanti tradizionali si esibiscono in modalità itinerante, facendo tappa nei diversi punti del percorso interessato. Il giorno dell’Epifania si assiste all’arrivo dei Re Magi (Li Tre Re) a cavallo. Costituisce evento imperdibile per i bambini l’arrivo della Befana che, con effetto sorpresa, irrompe con modalità sempre differenti.
Lo svolgimento della rappresentazione
Partecipano al presepio tutte le categorie sociali e le classi d’età. Fondamentale la trasmissione intergenerazionale di competenze tra bambini e anziani, in special modo per quanto riguarda i mestieri tradizionali, gli antichi modi di vita, la cucina e, in genarle, l’identità cittadina. Con il progredire del tempo e il riproporsi dell’evento, la partecipazione della comunità è notevolmente aumentata, tanto che anche la Sacra Famiglia viene impersonata da più coppie, per permettere a più bambini della comunità di rivestire il ruolo di Gesù Bambino.
Oltre alla scena principale, riproducente la Natività, collocata all’interno dei locali dell’ex Convento settecentesco, vengono ricostruiti all’interno di alcune abitazioni limitrofe ambienti di lavoro e di vita quotidiana. Tra le altre, vengono riproposte in varie tappe la fabbricazione del formaggio e dello yogurt, la preparazione di diversi piatti tipici, tra cui la pasta fresca, alcuni mestieri tradizionali. Particolarmente suggestiva la locanda.
Nel cortile del Convento è invece allestita la Corte di Erode, con figuranti vestiti “come nell’antica Roma” e la preparazione di un sontuoso banchetto. In un angolo è collocata la postazione del fabbro ferraio. I figuranti indossano per lo più abiti tradizionali del paese di Calangianus o comunque fogge vestimentarie che richiamano gli abiti quotidiani in uso fino alla prima metà del Novecento. I figuranti più strettamente connessi con la riproposizione della Natività (Sacra Famiglia, Re Magi, Erode e la sua corte) indossano riproduzioni più o meno fedeli dell’abbigliamento del periodo. L’evento viene preceduta da una serata dedicata prevalentemente agli abitanti del paese denominato “lu ciocca ciocca” (lett. “il toc toc”) che mette in scena la ricerca da parte di Maria e Giuseppe del luogo in cui sostare e si conclude con l’arrivo alla mangiatoia allestita, la cui collocazione varia di anno in anno.
Tradizioni e attività di fine Ottocento
L’allestimento è basato sul recupero e utilizzo di materiali, strumenti e oggetti d’epoca riconducibili alla vita quotidiana della comunità, ottenuti attraverso prestiti e donazioni da parte degli abitanti del paese. Vengono riproposte e ricostruite le attività delle botteghe artigiane in abbigliamento tradizionale e le attività tipiche del territorio come la lavorazione del legno, del sughero, dei metalli e del granito, la tessitura manuale su telaio orizzontale, le ricette tradizionali.
La musica è tipicamente natalizia nella postazione della mangiatoia, mentre sono tradizionali galluresi e sarde d’ambito festivo nelle altre postazioni a caratterizzare l’ambiente sonoro.
Il primo presepio risale al 2010 ed era affiancato da una mostra di utensili e antichi mestieri in una cantina di un palazzo storico del paese (Palazzo Corda), appartenente a una famiglia tradizionalmente dedita a lavorazione e commercializzazione del sughero, che costituisce marcatore identitario del paese. Un gruppo di giovani della comunità si è dedicata al reperimento di utensili utilizzati negli antichi mestieri presso gli abitanti del paese e, in seguito, all’inventariazione e alla descrizione del materiale raccolto. In questo primo tentativo, in una piccola abitazione diroccata accanto è stata allestita la mangiatoia e nella piazza prospiciente il mercato all’aperto.
La comunità trasmette e tramanda i saperi
A partire dalle conoscenze ottenute durante le ricerche, grazie ai colloqui con gli anziani e alla loro partecipazione, l’Associazione mira ad una ricostruzione il più possibile fedele della vita della comunità e degli ambienti rappresentati. Questo ha permesso di salvaguardare la memoria e di ricostruire alcuni aspetti fondanti della comunità di fine ottocento e al tempo stesso la trasmissione intergenerazionale dei saperi.
(foto: Pietro De Candia)