Presepe Monumentale Il presepe di mosaico di Spilimbergo è una rappresentazione unica nel suo genere
A Spilimbergo una cittadina in provincia di Pordenone il presepe di mosaico è una realtà consolidata che ogni anno cresce e si arricchisce di nuove statue a grandezza naturale. La piazza del Duomo diventa attrattiva per i visitatori da tutta Italia.
Tipologia di presepe
Tipologia: Presepe Monumentale
Dimensioni: Ogni statua è alta circa 2 metri, il progetto prevede in tutto 50 statue in mosaico
Materiali: tessere trasparenti veneziane
Ambientazione: Contemporanea
Anno di costruzione: 2022
Visibilità: Nazionale
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Data apertura
28 Novembre 2022 -
Data chiusura
5 Febbraio 2023
Il presepe - A Spilimbergo un monumentale presepe di mosaico unico al mondo
A Spilimbergo, in provincia di Pordenone, in piazza Duomo ogni anno in dicembre e gennaio viene esposto un presepio unico al mondo, composto di figure a grandezza naturale rivestite su entrambi i lati dallo splendore di ori e smalti opachi e trasparenti di vetro veneziano colorato. Il progetto “Il Presepio di Mosaico”, sviluppato anche in questo 2022 dall’associazione Cultura Imago Musiva, vede l’aggiunta di nuove sagome, grazie al sostegno di enti pubblici e privati benefattori, alla collaborazione di numerose imprese, e coinvolgendo nelle realizzazioni musive sia laboratori affermati, sia giovani mosaicisti. Una volontà artistica è quella di realizzare molte figure studiate in gruppi tematici, per essere viste fronte e retro e definite già nei bozzetti di Alessandro Serena con coerenti corrispondenze per suggerire realisticamente i volumi. Inoltre si afferma l’impiego di smalti colorati trasparenti su superfici opache e materiali trasparenti, per coinvolgere suggestivamente la luce con le sue rifrazioni e i suoi riflessi inaspettati. I modi delle vesti, i volti e la ricchezza di colori con riferimenti rinascimentali tendono ad una classicità atemporale. L’artificio e l’espressività del mosaico permette in modo straordinario di mostrare al meglio l’essenza della sacralità, fa elevare la mente e lo spirito, e suggerisce la bellezza che è linguaggio di Dio e aspirazione ultima dell’uomo. Questo presepio rinnova una storica identità culturale, e realizza una scenografia meravigliosa per offrire a tutti pace e felicità, e scaldare il cuore con incanto e poesia.
La Sacra Famiglia (2019) Sempre si vedono rappresentati bambinelli a terra o in mangiatoie o sulle ginocchia e in braccio alla Madonna. Qui Gesù è in alto, luminoso, sollevato per la speranza di tutti, infagottato e protetto, ed è dono di Maria e Giuseppe al mondo, soprattutto dono misterioso di Dio, come indicano le aureole impreziosite dall’oro. Ed è una famiglia, sede trinitaria della reciprocità e vita dell’amore, posta qui sopra un volume simbolico ottagonale, come di paglia che indica complessità e fragilità della vita, con la mano di Giuseppe a sostenere e condividere dolcemente il gesto di Maria. Si è cercato il senso dell’umiltà nelle figure inginocchiate, ed un figurativo realismo dell’ Incarnazione avvolgendo il piccolo in coperta, e si è pensato alla straordinarietà e altezza dei significati ornando con oro mosaico colorato, le vesti e le aureole. Le cromie esprimono una scelta ricca ed espressiva. Colori della terra per san Giuseppe; rosso per l’atto d’amore di Maria, coperta dal blu che indica la Sapienza del cuore e dunque lo Spirito Santo su di lei; bianco assoluto e argento per la pienezza di umanità e la regale divinità del bimbo Gesù, e il turchese come l’acqua viva; mentre ori e smalti trasparenti nelle aureole creano un’infinità di riflessi luminosi, splendidi alla luce del sole.
I tre Arcangeli (2020) In questo presepio di mosaico, nuovo e particolarissimo nella tecnica e nei significati, trovano posto i tre arcangeli più importanti. Nelle Sacre Scritture sono posti davanti al trono di Dio e giorno e notte lo servono e glorificano. Perciò qui sono messi a presidio del Dio fatto Uomo, come maggiordomi e grandi corazzieri della Natività. Hanno tratti raffaelleschi nei volti gemelli, eteree ali dai riflessi iridescenti, angeliche vesti bianche e argento intessute di ori colorati e smalti opachi e trasparenti. Michele, nel colore rosso della forza e dell’amore, vincitore dell’ultima battaglia contro Satana e i suoi sostenitori, tiene a due mani una lancia dorata, pronto a difendere la Sacra Famiglia e tutto il popolo di Dio dal male, dalle brutture e dal peccato. Gabriele, nel verde della speranza, è il messaggero che predice a Maria la nascita di Gesù, e qui con una mano indica la Natività e con l’altra apre un rotolo dell’Antico Testamento per ricordare le profezie della venuta del Salvatore. Raffaele, nel blu dell’intelletto, capo degli angeli custodi e guardiano dell’albero della conoscenza del bene e del male, sorregge un’anfora dorata, pronto ad assolvere il suo compito per eccellenza, quello di guaritore.
Le tre Virtù Teologali (2021) Sono la Fede, la Speranza e la Carità. Il modo migliore di rispondere all’amore divino, che si manifesta nella nascita di Gesù, è vivere accettando questa logica virtuosa posta da Dio nel cuore di ognuno. Sono facoltà umane ma dono prezioso e gratuito dello Spirito Santo, garanzia di santità e modalità buona dell’agire morale. La Fede, con bianca veste ed il testo sacro della Bibbia, ci rende evidente la verità sull’essere umano. La Speranza, mentre prega con lo sguardo rivolto al cielo, ci pone nel cammino verso l’apoteosi della felicità, per cui esistiamo ed a cui tutti aspiriamo. La Carità, nell’atto di dar conforto ad un giovanissimo bisognoso, ci rende interpreti dell’amore disinteressato che significa misericordia e il bene per l’uomo. Anche il poeta Dante Alghieri parla di esse nella cantica del Paradiso della Divina Commedia: nel canto XXIV°, all’ottavo Cielo delle Stelle Fisse, San Pietro esamina Dante su cosa sia la Fede, e in risposta è anche definita argomento e prova della trascendenza; nel canto XXV° san Giacomo interroga Dante sulla Speranza, che viene detta attesa senza dubbi della gloria eterna; nel canto XXVI° san Giovanni interpella il sommo poeta sulla Carità e questi afferma che l’amore divino è inizio e fine di ogni amore terreno.
I Popoli della Terra (2021) Se il mondo fosse grato per il Dio che si fa uomo per tutti noi a mostrarci come si può essere felici, ciascuno riconoscente porterebbe i suoi doni migliori. L’Europa porterebbe uva, che è tra gli elementi essenziali della civiltà mediterranea, ed è ciò che gli esploratori portarono a Mosé quale segno di abbondanza della terra promessa. L’Asia dispenserebbe grani di melograno, simbolo dell’amore fecondo e dell’intensa relazione tra l’amato e l’amata, come nel Cantico dei Cantici, e segno della benedizione di Dio. L’America verrebbe a scartocciare pannocchie di mais, che rimanda al significato del ciclo delle rinascite in natura e del passaggio dell’anima dall’ombra alla luce. L’Oceania offrirebbe kiwi, frutto che un tempo era destinato alle tavole dei nobili, ed il cui nome è quello di cinque specie di uccelli rari. L’Africa porterebbe datteri, che nel deserto assicurano nutrimento per tutti (anche secondo altre religioni) e come da tradizione anche per la Sacra Famiglia durante il viaggio dopo la nascita di Gesù. Così in questo presepio l’universalismo è rappresentato da cinque donne che simboleggiano i cinque continenti del pianeta mentre portano in dono i frutti della Terra.
Gli Angioletti Musicanti (2022) Nel vangelo si racconta che di fronte ai pastori «subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste che lodava Dio». Dunque in alto la gloria è pensabile come musica bellissima, armoniosamente cantata e suonata da rappresentanti di tutte le nove schiere angeliche a glorificare il Cristo fatto Uomo. Esse sono riconosciute divise in tre gerarchie: la prima con Serafini, Cherubini, Troni, che stanno al cospetto di Dio, apprendono le ragioni delle cose in Dio stesso e perciò considerano il fine delle cose; la seconda con Dominazioni, Virtù, Potestà, che vagliano le cause universali delle cose da fare e le dispongono governando il mondo; la terza con Principati, Arcangeli, Angeli, che guardano gli effetti particolari, applicano le disposizioni agli effetti ed eseguono le opere accompagnando l’uomo nel quotidiano cammino. Si è voluto impreziosire le vesti degli angioletti con differenti ori colorati e smalti trasparenti, ed ognuno di essi suona uno strumento, a fiato, corde o percussione, di ispirazione rinascimentale che richiama poesia: buccina, flauto, tamburo, liuto, corno, organetto, violino, arpa, tromba. Allora sono musicanti luminosi, graziosi e festanti, che presentano una teatralità di ringraziamento e di lode nella Natività.
I Profeti del Natale (2022) Tre sono i principali preannunciatori del Natale di Gesù. Risalenti al tempo della schiavitù di Israele, i profeti dimostrano il sostanziale legame con la trascendenza nella storia dell’umanità, e i loro scritti verranno ripresi dagli evangelisti. Con i rotoli dell’Antico Testamento, hanno vesti a tessere quadrate, il modo antico del mosaico in epoca romana e bizantina. Scrive Michea «E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti. Perciò Dio li metterà in potere altrui fino a quando colei che deve partorire partorirà», cioè l’umile giovane Maria della stirpe di Davide. La presenza di Dio nella storia umana è affermata da Isaia «Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» e «In quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli, le genti la cercheranno con ansia, la sua dimora sarà gloriosa». Geremia parla della storia dopo la nascita di Gesù a Betlemme «Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi mio popolo».
I quattro Evangelisti (2022) Nella testimonianza degli evangelisti è rivelata la divinità e pienezza di umanità di Gesù. Qui sono raffigurati con vesti e manti dalle cromie ricercate ed elegante tessitura musiva. Sui libri è stilizzato il simbolo a loro abbinato da san Girolamo, e basato sull’inizio di ogni vangelo poichè secondo tradizione biblica il primo elemento di una serie rappresenta l’insieme. Dunque a Matteo è associato l’uomo in forma di angelo, poichè riporta la genealogia umana di Cristo e poi narra l’infanzia del “Figlio dell’Uomo”. Per Marco il ruggito del leone è assimilato alla “voce di uno che grida nel deserto”, che è san Giovanni Battista quando preannuncia la presenza di Cristo: «Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio». Luca apre il suo vangelo con il sacrificio di Zaccaria e pertanto è correlato al bue quale animale sacrificale, poi racconta della nascita di Gesù. Invece a Giovanni si addice l’aquila, che vola alta verso il sole e può guardarlo, in quanto egli ha una visione maggiormente spirituale e teologica, parlando della divinità ed elevandosi nelle regioni più alte della conoscenza: «In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. … E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».