San Miniato, il presepe in arte sulla facciata del seminario racconta i 400 anni della diocesi
San Miniato, il presepe in arte sulla facciata del seminario racconta i 400 anni della diocesi
Tipologia di presepe
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Data apertura
23 Novembre 2024 -
Data chiusura
23 Novembre 2024
Il presepe - San Miniato, il presepe in arte sulla facciata del seminario racconta i 400 anni della diocesi
Un presepe monumentale in arte che occupa l’intera facciata del seminario vescovile di San Miniato. E’ quanto è stato realizzato dai pittori che fanno parte del circuito dell’Unione Cattolica Italia di San Miniato. All’interno di ogni finestra del palazzo è stata collocata una tela dipinta raffigurante un personaggio del presepe, mentre sul finestrone centrale del palazzo è stato rappresentato Gesù Bambino con ai lati Giuseppe e Maria. Il presepe fa parte del circuito nazionale di Terre di Presepi insieme ai presepi di Cigoli, Roffia, Ponte a Egola, Ponte a Elsa, al presepe vivente di San Miniato Basso e a quello artistico di Mario Rossi Maglietta.
Ogni anno l’iniziativa che nasce nei giorni precedenti il Natale come calendario dell’avvento, si caratterizza con l’inserimento di persone e personaggi che si rifanno ai fatti recenti.
“Lo scorso anno abbiamo raffigurato le persone che si erano distinte e avevano fatto parlare di sè in riferimento alla pandemia Covid-19. Quest’anno è stato affrontato un tema storico, anticipando l’anniversario quattrocentenario della diocesi di San Miniato del 2022. Per questo è stato scelto di rappresentare fatti o ricordare personaggi significativi legati a un così lungo periodo”. Spiega Fabrizio Mandorlini – presidente di Ucai San Miniato e coordinatore di Terre di Presepi. “Il presepe rappresenta una forte attrattiva per la città, per l’interesse che suscita e l’originale emozione che trasmette, ma è anche uno strumento di promozione territoriale attraverso l’arte, la cultura e la storia”.
Ma quali personaggi ci appaiono dalle finestre del seminario? Sembra un vero e proprio tuffo indietro nel tempo, considerando il fatto che molti di essi hanno vissuto e frequentato proprio il seminario. Ecco che troviamo il ritratto di Maria Maddalena d’Austria (opera di Paola Pini) alla cui azione si deve la nascita della diocesi, c’è il santuario del SS.mo Crocifisso (opera di Bruno Tamburini) fatto costruire dal vescovo Poggi per sciogliere il voto che i sanminiatesi fecero in tempo di pandemia al prodigioso simulacro, ci sono i vescovi (i più recenti e quelli più conosciuti).
Dalle finestre appare il vescovo sanminiatese Torello Pierazzi (realizzato da Agnese Trinchetti) ricordato per aver dato slancio a molte istituzioni cittadine e fondatore della Cassa di Risparmio, poi Pio Alberto Del Corona, il vescovo santo, da pochi anni beatificato (di Simona Soldaini). Un salto di anni nella successione episcopale per arrivare al vescovo Ugo Giubbi, (ritratto davanti alla cattedrale con il cielo cupo da Lorenzo Terreni) e a Felice Beccaro, il vescovo della ricostruzione (di Alma Francesca). Poi Paolo Ghizzoni, il vescovo buono (riproduzione del ritratto realizzato da Giuseppe Lambertucci), Edoardo Ricci, il vescovo della carità (di Gerardina Zaccagnino), fino ai contemporanei Fausto Tardelli (di Lori Bagnoli) e Andrea Migliavacca (di Vilma Checchi).
Sono loro che ci guidano verso la natività seguendo la stella cometa (realizzata da Alma Francesca). C’è la scena che ricorda la visita di Maria a Santa Elisabetta (di Lucia Marconcini), la città di Betlemme (Silvana Fedi) il pastore (Sandro Caioli), l’angelo (Laura Ballini), la Madonna (Saura Simoni), San Giuseppe (Daniela Falanga) e Gesù Bambino (opera di Rosanna Costa). Da lontano sono in arrivo i re magi (realizzati da Elena Pitzalis e Lorenzo Terreni).
“Riproporre oggi le tante eminenti figure – conclude Fabrizio Mandorlini – è un modo per raccontare in maniera semplice, divulgativa e diretta quattrocento anni di vita della città e del suo territorio”.